La cultura del "sentito dire".

16.09.2013 16:09

Eccoci qua.

Primo post, primo articolo, prime stronzate. Non introduco un bel niente. Iniziamo e basta.

Per "Cultura del sentito dire" intendo effettivamente quello che la frase stessa trattiene tra le sue 12 consonanti, 9 vocali e 3 spazi (Se state pensando che le ho contate una ad una, no. Se ora state andando a controllare se effettivamente le ho contate, siete degli idioti senza speranza).

Qualche settimana fa apparve, tra le mie mani di ignorante studente universitario, un articolo avvincente sull'ignoranza come "fenomeno collettivo permanente".

Nel famoso film canadese di Denys Arcand, "Le invasioni Barbariche", un collega di Remy, il protagonista, affermava un'ipotesi molto ben calibrata in antitesi con la precedente, riguardante proprio questo fatto:

 

- Ma perché siamo stati così coglioni?
- C'è da desumere una carenza congenita di discernimento?
- Niente affatto. Contrariamente a quanto si crede l'intelligenza non è una caratteristica individuale, è un fenomeno collettivo, nazionale, intermittente.

- Ecco una nuova teoria
- Assolutamente! Atene 416: la prima dell'Elettra di Euripide, sulle gradinate due suoi rivali: Sofocle e Aristofane e due suoi amici: Socrate e Platone. L'intelligenza c'era.
- Io ho di meglio! Firenze, 1504, palazzo Vecchio: due pareti opposte, due pittori. Alla mia destra Leonardo da Vinci, a sinistra Michelangelo. C'è un apprendista, Raffaello, e c'è un manager, Niccolò Machiavelli. Evviva l'Italia!
- Però!
- Philadelphia, Pensilvanya, 1776 - 1787: dichiarazione di indipendenza e costituzione degli Stati Uniti
- (citando a memoria) Quando nel corso degli eventi umani sorge la necessità...
- Adam, Frankljn, Jefferson, Washington, Hamilton e Madison. Nessun altro paese ha avuto una simile fortuna.

 

Giunti quindi ad una conclusione basata più su un'ipotesi che su una certezza, la domanda che poniamo spontanea io ed il mio ego all'umanità è: perchè mai dissimulate una cultura che non avete, quando sarebbe tanto meraviglioso e allo stesso tempo indicato, informarsi?

Articolo dell'8 Settembre 2013, tratto dal sito www.the-digital-reader.com:

"Dati molto interessanti, quelli dei libri che la gente fa finta di aver letto. Stipulata una classifica:

  1. 1984 by George Orwell – 26%
  2. War and Peace by Leo Tolstoy – 19%
  3. Great Expectations by Charles Dickens – 18%
  4. Catcher in the Rye by J D Salinger – 15%
  5. A Passage to India by E M Forster – 12%
  6. Lord of the Rings by J R R Tolkein – 11%
  7. To Kill A Mockingbird by Harper Lee – 10%
  8. Crime and Punishment by Fyodor Dostoyevsky – 8%
  9. Pride and Prejudice by Jane Austen – 8%
  10. Jane Eyre by Charlotte Brontë – 5%"

Ma che senso ha? Mi spiego, non è un'offesa, è un insulto rincuorante: PERCHE'?!

E' vero, siamo nell'era in cui l'immagine residua di noi è quello che conta di più. Lo accetto. Facebook, Twitter, serate in discoteca fatte di fotografi. Tutto lecito (più o meno).

Ma mettiamo il caso in cui qualcuno di voi lo affermasse davanti a qualcuno che l'abbia effettivamente letto, questo libro. Come rispondereste?

Ma va bene. E' più facile, è una discesa improvvisa, al posto del "peso" della salita che la lettura di un libro potrebbe regalarvi.

Ostentare un'immagine che non vi si addice, prendere posizioni per, appunto, sentito dire.

Probabilmente non sono nè l'unico, nè il primo a farsi certe domande, ma se siete arrivati fino a questo punto, mi piace l'idea che ognuno di voi, lettori, sia incazzato almeno quanto me. L'ignoranza, citando un mio amico, è una colpa. L'ignoranza vi rende malleabili come il pongo. Se un giorno qualcuno vi dicesse che 1984 è un libro che parla di come la dittatura sia giusta, non solo sarebbe un paradosso incredibile, ma sarebbe giusto vedervi affogare nelle vostre stronzate.

ALZATE IL CULO DA QUESTO PC IMMEDIATAMENTE E COMPRATE IL PRIMO 1984 CHE TROVATE NELLA PRIMA LIBRERIA DELLA VOSTRA SCHIFOSA/O CITTA'/PAESE.

 

Quanto a me, non ho mai letto Tolkien e non ho mai visto Easy Rider. Che devo fà.

Al prossimo Lunedì.

 

Con indifferenza, Ab.